Vin santo di Carmignano
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La storia del Vin Santo di Carmignano.
Le origini.
Il passato del Vin Santo di Carmignano s’ intreccia con la storia della Toscana, ed ha origini antichissime. Infatti i primi utensili da cantina e bicchieri da vino risalgono al periodo etrusco, ovvero al VII secolo a.C. D’ altra parte, lo sviluppo della viticoltura nella zona, è dovuto anche alla posizione strategica per i commerci. Agli Etruschi, sono succeduti i Romani, anch’ essi abili viticoltori. Con la caduta dell’ impero, la zona subì una decadenza produttiva. Nonostante ciò, già nell’ 804, un documento dei Franchi riporta la produzione di olio e vino in zona. Ma la prima citazione scritta del vino Charmignano è riportata su un atto notarile solo del 1300.
Carmignano e la casata Medici.
Successivamente, con l’ avvento dei Medici, la zona assunse sempre più importanza. Difatti, proprio la famiglia medicea importò dalla Francia il cabernet, che ancora oggi, in zona, è chiamato “uva francesca”. Inoltre, i vini prodotti in questa zona, molto apprezzati, finivano anche sulla tavola di Lorenzo il Magnifico. Ad un suo successore, Cosino III, dobbiamo riconoscere il merito di aver creato un DOC ante litteram. Infatti il Granduca, nel 1716, limitò e definì le zone vinicole più rinomate nei dintorni di Firenze, citando anche Carmignano.
Storia recente del Vin Santo di Carmignano
Con l’ espansione della produzione del Chianti, il Vin Santo di Carmignano, venne inglobato nella sua zona di produzione. A seguito di ciò, il Carmignano venne iscritto nella sottozona “ Montalbano”. Successivamente, nel 1967, con l’ istituzione della DOC, i carmignanesi rivendicarono la specificità del loro vino, riconosciuta nel 1975.
Territorio del Vin Santo di Carmignano.
Il territorio vitato comprende i comuni di Carmignano e di Poggio a Caiano: circa 40 km di raggio. Questi borghi sono perfettamente incastonati nel paesaggio collinare della Toscana centrale. La composizione del suolo è prevalentemente marnoso-arenaria, a tratti argillosa.
Il clima del Vin Santo di Carmignano.
Il clima della zona è tipicamente continentale. Perciò vi sono frequenti ed elevate escursioni termiche stagionali e giornaliere. Infatti, gli inverni sono rigidi e le estati calde e siccitose, con picchi di 35°C. Questa condizione influisce sullo sviluppo di precursori aromatici, apprezzati successivamente nel Vin santo di Carmignano. Infine le precipitazioni, che si attestano sui 1000 millimetri annui, poiché risentono dell’ influenza appenninica.
I vitigni del Vin Santo di Carmignano.
Trebbiano toscano.
Il suo nome sembra derivare dal latino “tribulanum”, termine associato ai vini romani. Lo stesso biotipo di questo vitigno è conosciuto in Francia col nome di ugni blanc . Tale vigneto è caratterizzato da foglie medio-grandi, pentagonali. Inoltre, ve detto che la parte inferiore del fogliame è assai lanuginosa. Il grappolo è grande, semi compatto o spargolo, con tipica punta biforcuta. L’ acino è di medie dimensioni, di forma sferoidale. Oltre a ciò, presenta una buccia di colore giallo- verde, con variabile concentrazione di pruina. Infine, la polpa, ha sapore neutro. Questa varietà si adatta bene a vari tipi di terreni. Anche sé risente del vento e soprattutto dello iodio. Il trebbiano toscano è inoltre molto produttivo e costante. Infine presenta buona resistenza alle gelate, ma, d’ altro canto, è sensibile al marciume e alla peronospora. Inoltre è il vitigno più utilizzato per la produzione di Vin Santo Di Carmignano.
Malvasia toscana.
È detta anche malvasia bianca lunga. Questa varietà di vite è coltivata nella zona fin dal Medioevo. Tale vitigno presenta una foglia di dimensione medio-grande, di forma pentagonale. Inoltre, ha la peculiarità di avere la parte inferiore della foglia fortemente lanuginosa. Il grappolo è grande, allungato, compatto e in genere composto da due ali. L’ acino, invece, è in genere medio-piccolo, sferoidale e pruinoso , di colore verdognolo-paglierino. La sua polpa è succosa, dal sapore neutro, ma caratteristico. In ultima istanza, questo vitigno ha una buona resistenza ai freddi invernali. D’ altro canto, però, è molto sensibile al marciume acido, alla botrite, alla peronospora e allo iodio.
Sangiovese.
La presenza di questo vitigno viene accertata la prima volta, nel territorio toscano, nel 1500, da Soderini. Questo vitigno è fondamentale per la produzione del Vin Santo di Carmignano Occhio di Pernice, rosato.
Le pratiche di appassimento del Vin Santo di Carmignano.
Il livello di appassimento è variabile, ma in genere deve assicurare un tenore zuccherino nell’ uva del 20-23 %. Dopo la vendemmia manuale dei grappoli, preferibilmente spargoli, inizia l’ appassimento per produrre il Vin Santo di Carmignano. La tecnica di appassimento è quella tradizionale toscana: su graticci o cassette sovrapposte in ambienti assai arieggiati. D’ altro canto, alcuni preferiscono ancora appendere i grappoli a catene metalliche o alle travi di legno dei solai. Quindi, l’ appassimento procede per circa quattro mesi. Ad ogni modo, quando il tenore zuccherino è del 26-27 % , le uve vengono sgranate a mano.
La vinificazione del Vin Santo di Carmignano.
Dopo l’ appassimento, i grappoli sono diraspati e pigiati, con una resa del 15% e una concentrazione zuccherina del 50-60%. Due mesi dopo la prima fermentazione, il mosto viene posto in piccoli fusti di castagno da 50 litri. Essi, sono riempiti solo per nove decimi, in quanto la restante parte è occupata dalla “madre”. Infatti, sul fondo del recipiente viene lasciato un sedimento dei lieviti precedentemente utilizzati. Questo aspetto rende il Vin Santo di Carmignano uno dei vini passiti più pregiati. Successivamente, i cartelli sono posti nella vinsantaia, ovvero un locale ben areato ed asciutto. Quindi, questi contenitori riposano sigillati per almeno tre anni. Infatti, a causa della bassa temperatura dell’ ambiente, tra i 10 ed i 20 ° C, la fermentazione è lenta. Infine, l’ immissione sul mercato, non può avvenire prima del 1° novembre del terzo anno successivo alla vendemmia.