Torchiato di Fregona

Cenni storici del Torchiato di Fregona.

Le colline trevigiane non possono vantare sicure tradizioni enologiche sia dell’epocha romana e sia di quella altomedievale. Tutto questo anche se sono stati ritrovati antichi vasi vinari nei centri abitati di Asolo, Ceneda e Oderzo. Difatti nessun vino speciale prodotto nella zona del Torchiato di Fregona è stato citato dagli antichi autori latini. La viticoltura dei Colli di Conegliano raggiunse il suo massimo splendore tra il XV e il XVII secolo grazie alle esportazioni in Germania. Purtroppo la famosa gelata del 1709 causò la morte di quasi tutte le viti della zona. Fu per questo motivo che alla fine del 1700 nacquero le accademie dell’Agricoltura per rilanciare il settore. Come se non bastasse, nel 1900, la fillossera e i conflitti mondiali scaturirono la seconda ricaduta. La ripresa solo dopo il secondo dopoguerra.

Il mito del Torchiato di Fregona.

Una leggenda popolare colloca l’origine del Torchiato di Fregona all’inizio del 1600. Si narra che un contadino fu costretto ad anticipare la vendemmia, nonostante l’uva non fosse perfettamente maturata, a causa di un’improvvisa gelata. Quindi dopo averla raccolta la sistemò su dei graticci nel suo granaio. Egli si accorse, nella primavera successiva, che gli acini erano diventati dolcissimi, duri e più piccoli. Di conseguenza provò a torchiarla più d’una volta, mettendo il mosto in piccole botti e senza molta speranza. Però il volto dell’agricoltore s’illuminò quando, l’anno dopo, comprese di aver fatto un vino straordinario.

La geografia del Torchiato di Fregona.

L’areale di coltivazione del torchiato di Fregona è collocato tra i comuni di Fregona, Cappella Maggiore e Sarmede a nord della provincia di Treviso. Questa confina con la provincia di Belluno e con il Friuli Venezia Giulia. Nelle vicinanze troviamo il lago di Santa Croce e il lago Morto. Inoltre, di fronte ad essa, si trovano i Col Visentin con 1760 metri di altezza e alle sue spalle, risiede l’altopiano del Cansiglio con 1200 m.s.m.  I suoli della denominazione sono caratterizzati dal 54% di sabbia, dal 24% di argilla e dal 22% di limo. Nel complesso presentano una tessitura franco-sabbiosa-argillosa, avvolte, interposta da scheletro abbondante. Difatti la percentuale di acqua presente nel sottosuolo è bassa, intorno al 15-20 per 100. Dal punto di vista chimico il potassio e il fosforo scarseggiano, con la particolarità di tendere all’alcalino. Le pendenze sono maggiori intorno al comune di Fregona.

Il clima attorno alla zona del Torchiato di Fregona.

Per sapere sulla climatologia della zona del Torchiato di Fregona bisogna tenere presente la morfologia descritta sopra. Difatti, il Col Visentin serve da riparo per i venti freddi del Nord mentre l’area boschiva del Cansiglio causa notevoli escursioni termiche. Di conseguenza noteremo qui le minori temperature notturne del comprensorio Conegliano-Valdobbiadene. L’effetto mitigante della copertura nuvolosa e delle piogge dà luogo ad un ambiente fresco e generalmente alieno agli eccessi termici estivi. Per cui la zona si presta a produrre uve con caratteristiche aromatiche di qualità, favorendo in modo peculiare, l’appassimento delle uve.

I vitigni del Torchiato di Fregona.

Il prosecco nel Torchiato di Fregona.

Questo vitigno può essere presente con un minimo del 30% nel Torchiato di Fregona. Dalmasso diceva che con questo vitigno si produceva il “pucino“, un vino dell’antichità. Quello stesso vino che Plinio il Vecchio descrisse nella Naturalis Historia prodotto nelle frazioni sparse di Duino-Aurisina, in provincia di Trieste. Inoltre, a poca distanza da questi, esiste un comune chiamato Prosecco, dove questo vitigno era noto con il nome di glera. Da qui pare che si sarebbe mosso fino ai Colli Euganei dove prese il nome di “serprina”. Ad oggi si conoscono diversi biotipi tra cui: il prosecco tondo, il prosecco lungo, il prosecco Balbi, il prosecco dal Pecol rosso.

Il verdisio nel Torchiato di Fregona.

Quest’altro vitigno può essere presente nel torchiato di Fregona con un minimo del 20%. La sua prima citazione risale al 1788 per merito del Conte Pietro Caroselli. Questo vitigno fu uno dei protagonisti della ricostruzione vitivinicola dopo la gelata del 1709. Il conte lo ricordava, durante una conferenza all’accademia dell’Agricoltura di Conegliano. Anche Dalmasso lo menziona come uno dei vitigni più apprezzati dalla società enologica trevigiana nel 1868. Inoltre una rivista di viticoltura, in una nota ampelografica del 1913, lo distingue in due varietà. Il verdisio grosso, o verdisone, è molto produttivo e presenta acini e grappoli medio-grandi. Mentre il verdisio piccolo , o verdisio gentile, è meno produttivo ed ha acini e grappoli più piccoli ma spargoli. Quest’ultimo ha anche un maggiore contenuto zuccherino ed è quindi più adatto alla preparazione del vin santo.

Il boschera nel Torchiato di Fregona.

Questo vitigno può essere presente con un minimo del 25% nel Torchiato di Fregona. È stato citato dalla commissione ampelografica della Provincia di Trento nel 1870. Affermavano che era uno dei vitigni più coltivati nella provincia di Treviso. La sua origine è da collocare nei Colli Trevigiani. Egli è particolarmente resistente ai marciumi, ha un sapore dolce ed è serbevole.

Appassimento delle uve del Torchiato di Fregona.

Generalmente i grappoli del Torchiato di Fregona vengono raccolti quando hanno un contenuto zuccherino di circa 15-17 g/l. Poi verranno fatte appassire fino a quando un leggero strato di muffa nobile si depositerà su di essi. Nella primavera successiva gli acini avranno raggiunto un contenuto zuccherino di circa 40 g/l. Di fatti avranno procurato un titolo alcolometrico volumico potenziale naturale non inferiore al 15%.

Aspetti enologici del Torchiato di Fregona.

La spremitura avrà luogo nella settimana che precede la Pasqua. L’uva ormai appassita, sgranata a mano, viene messa in una tinozza di legno, detta “ormella”. Successivamente verrà schiacciata con la “becanéa”, ovvero un cilindro di legno con due manici. Dopo una prima torchiatura ce ne sarà una seconda e poi una terza e così per altre volte. Il mosto ottenuto fermenterà in botticelle di rovere o di castagno da 1-2 hl. Tra l’altro, saranno tenute scolme affinché il vino si ossidi a contatto con l’aria. Nel marzo-aprile dell’anno successivo sarà trasferito in altre botti, dove resterà per ancora due o tre anni. Questo, anche se il disciplinare del Torchiato di Fregona permette l’immissione dopo il primo dicembre dell’anno successivo.

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