Passiti dei Colli Orientali del Friuli

La zona geografica dei passiti dei Colli Orientali del Friuli.

L’areale di produzione dei passiti dei Colli orientali del Friuli è localizzata nella regione Friuli Venezia Giulia a nord-est della provincia di Udine. Questa interessa i territori lungo la fascia prealpina dei comuni di Tarcento, Nimis, Attimis, Faedis, Torreano, Cividale in Friuli, San Pietro al Natisone e Prepotto. Interessa anche il territorio intorno alle alture dei comuni di Buttrio, Manzano, San Giovanni al Natisone e Corno di Rosazzo. Mentre il territorio dei comuni di Povoletto e Premariacco si trovano più in pianura. Il Consorzio per la Tutela dei vini dei Colli Orientali del Friuli ha sede a Corno di Rosazzo. Essi riuniscono 200 soci, circa, ed un totale di 2.000 ettari vitati.

La zona morfologica dei passiti dei Colli Orientali del Friuli.

Gran parte della zona di produzione dei passiti dei Colli orientali del Friuli inizia a ridosso delle prime propaggini delle Prealpi Giulie. Queste sono una serie di rilievi montuosi,1958 s.l.m. che iniziano subito dopo il fiume Tagliamento e si estendono fino a Gorizia. Una parte di essi è la dorsale del Colovrat che si estende per circa 4 km alle spalle di Corno di Rosazzo per un’altezza media di circa 1100 m. Questa criniera montuosa divide la Valle del Natisone con la Valle dell’Isonzo. Il fiume Torre attraversa la pianura di fronte ai Colli e il Natisone è un suo fluente. 

Il clima della zona dove si producono i passiti dei Colli Orientali del Friuli.

È un clima temperato-alpino quello dell’area che abbiamo sinora descritto. Quindi un clima freddo delle Prealpi che incontra il clima più mite della Pianura Padana. Difatti, a Gennaio, le temperature minime raggiungono i -0,6 C° e le massime i 3,4 C°. Mentre nel mese di luglio le temperature minime raggiungono i 22,5 C° e le massime i 28 C°. La zona dove si producono i passiti dei Colli orientali del Friuli sono soggetti ad elevata piovosità. Queste sono soprattutto concentrate nel periodo primaverile e autunnale. Tuttavia risultano diversi microclimi all’interno del comprensorio. Più fresco e umido a nord invece verso sud diventa più mite ed asciutto.

Il suolo dove si producono i passiti dei Colli Orientali del Friuli.

La fascia di suolo compresa tra il fiume Torre e le Prealpi è costituita da un’alternanza di marne (argille-calcaree) e arenarie (sabbie-calcificate), dette “Flysch di Cormons“. Queste hanno origine nell’Eocene. La zona dove oggi si producono i passiti dei Colli Orientali del Friuli era totalmente occupata dalle acque marine. L’Antico mare si ritirò a causa dell’innalzamento della zona sottostante. In seguito, l’enorme massa di sedimentazione oceanica venne modellata dall’erosione meteorica e dallo scorrimento delle acque superficiali.  

Il passito dei Colli Orientali del Friuli fatto da uve verduzzo friulano.

Etimologia del nome Ramandolo.

Il verduzzo friulano passito dei Colli Orientali del Friuli prende il nome da Ramandolo, una frazione di Nimis. Diverse ipotesi sono state formulate per dare un’origine a questo nome. Una sostiene che abbia origine romana e che in passato era detta “Romandelo”. Un’altra, invece, sostiene che abbia origine dalla parola “Romandus” che voleva significare romanzo. Comunque rimane un dato di fatto che Ramandolo si trova nel confine linguistico tra la Slovenia e i discendenti dei romani, ovvero i friulani. 

Caratteristiche del verduzzo friulano.

Possiamo distinguere due diversi biotipi di verduzzo friulano. Il verduzzo verde è maggiormente coltivato in pianura ed è utilizzato per produrre un vino bianco secco. Inoltre è un vitigno, tra le pochissime varietà a bacca bianca, ricco di tannini nelle bucce. Allo stesso tempo è ricco di acido tartarico e malico. Diversamente il verduzzo giallo è quello coltivato nella zona collinare dei territori di Nimis e Tarcento. Zona caratterizzata dalla presenza del Monte Bernadia (1700 m.) che offre riparo dai venti freddi del Nord. Può produrre uno dei passiti dei Colli Orientali del Friuli grazie al suo contenuto zuccherino. 

Cenni storici del Ramandolo, passito dei Colli orientali del Friuli.

Nel 1981 la Cooperativa Agricola di Ramandolo presentava al Ministero dell’Agricoltura la richiesta di modifica del disciplinare istituito nel 1970. L’intento era quello di regolamentare l’uso del nome geografico Ramandolo per il vino ottenuto dal verduzzo friulano. Purtroppo il raggiungimento dell’obiettivo non fu facile. Alcuni produttori si lamentarono che l’area proposta fosse discriminante per le altre zone limitrofe vocate. Altri viticoltori del cividalese, invece, sostenevano che il termine Ramandolo riguardasse ormai una tecnica di vinificazione. Peraltro il Comitato Nazionale per la Tutela delle Denominazioni esprimeva il proprio parere. “Il verduzzo prodotto nell’area storica doveva essere chiamato, semplicemente, Ramandolo.” Intanto nel 1989 venne pubblicato il decreto che consentiva di utilizzare la dizione Ramandolo in tutto il territorio dei Colli Orientali del Friuli. Questo, però, consentiva di utilizzare l’addizione “Classico” solo nella regione storica. Allora i viticoltori di Ramandolo si rivolsero al TAR della regione Lazio. Questa non esitò a dare ragione ai viticoltori storici. Infatti il nuovo decreto del 1992 stabilì che il Ramandolo poteva essere prodotto solo nei territori comunali di Nimis e Tarcento.

Il passito dei Colli orientali del Friuli fatto con uve picolit.

Etimologia del nome picolit.

Il picolit è un vitigno a bacca bianca autoctono della regione Friuli Venezia Giulia. Il nome deriva dalle piccole dimensioni dell’acino e del grappolo. Infatti in alcuni documenti antichi viene citato in dialetto come piccolit e/o piccolitto. Uno di questi è del 1790 ad opera del canonico Andrea Zucchini il quale scriveva che il nome deriva dalle piccole dimensioni. 

Caratteristiche del vitigno picolit.

Il rapporto di produzione per pianta è scarso ed è causato dal naturale fenomeno di acinellatura. Questo aborto floreale diminuisce le rese nonostante il vitigno sia vegetativamente vigoroso. Il grappolo risulta spargolo e gli acini sparpagliati per la mancata fecondazione. Il fiore del picolit presenta gli stami, la parte maschile, corti e ripiegare verso il basso. Inoltre una buona percentuale del polline prodotto dagli stami non germina. Quindi gli stigmi, la parte femminile, non viene fecondata. Gli acini sono piccoli, leggermente ovali con buccia coriacea, di colore giallo rossastro. La polpa è scarsa, molle, fondente ricca di zuccheri con due vinaccioli grossissimi. 

Cenni storici del Ramandolo, passito dei Colli orientali del Friuli.

Il primo documento storico che parla del Picolit risale al 1682 in cui si legge di un caratello di vino piccolit dolce. La fama di questo vino passito dei Colli orientali del Friuli fu dovuta grazie alla agronomo Fabio Asquini di Fagagna. Egli raggiunse l’apice commerciale nel 1762 quando riuscì a spedire regolarmente il vino all’estero. I Paesi che acquistavano erano la Francia, l’Inghilterra, la Germania, la Russia e gli Stati Uniti. L’operazione era molto redditizia infatti il vino costava 29 volte di più della media. Raggiunse il massimo nel 1785 in cui furono vendute 4757 bottiglie da 0,6 litri. Nei primi anni dell’800 e contemporaneamente alla morte del Conte Asquini (1726-1818) iniziò la decadenza. La resurrezione avvenne, agli inizi del 900 grazie ai Conti Perusini. Essi acquistarono Rocca Bernarda in provincia di Premariacco. La nobile famiglia richiede prestigio alla produzione di vino iniziata attorno al castello alla fine del 1500. Giacomo Perusini reimpiantò la vigna di picolit e il figlio Gaetano portò avanti l’opera iniziata dal padre. 

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