Vini siciliani
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Storia dei vini siciliani.
L’origine dei vini siciliani.
I coloni greci ebbero il merito di avere introdotto vitigni di miglior qualità e di aver perfezionato le tecniche di viticoltura. Nonostante ciò, la viticoltura in Sicilia era presente 2000 anni prima della venuta di Cristo. I vini siciliani più elogiati a quei tempi erano il Mamertino, il Tauromenio, l’ Inicynio e i vini dell’Etna. Inoltre il vino costituiva la spina dorsale dell’economia. La conquista territoriale dei romani fece scomparire questo benessere perché sostituirono la produzione di vite con quella del grano. Difatti la Sicilia divenne il granaio di Roma e la produzione di vino si ridusse ai minimi. Sappiamo che a Giulio Cesare piaceva il Mamertino e Plinio il Vecchio preferiva il vino di Taormina. Mentre, gli alti ranghi della società romana apprezzavano il Pollio, il Tauromenio e l’Haluntium.
Il Pollio, un antico vino siciliano.
Il vino Pollio pare essere stato il vino più antico d’Italia. Il nome l’ha preso dal tiranno di Siracusa, Pollis argivo, una figura a metà tra storia e leggenda. La vite che lo produceva era chiamata eileos, che vuol dire “che si attorciglia”. Ma era chiamata anche biblina, cioè proveniente dai Monti Biblini, in Tracia, patria del dio Dionisio. Dunque l’antico vino siciliano altro non è che il Biblino. Oggi è conosciuto con il nome di Moscato di Siracusa, il vitigno è localmente chiamato moscatello giallo.
Il Mamertino, un antico vino siciliano.
Le prime viti di Mamertino furono piantate nel territorio di Milazzo dai Mamertini nel 289 a.C. Nel 2004 il nome assume la Denominazione di Origine Controllata Mamertino di Milazzo che risulta essere utilizzata sin dal XIX secolo dalle aziende locali. I vitigni maggiormente usati sono il nero d’Avola o calabrese, per il rosso. Il grillo, l’ansonica e il catarratto per il bianco. Giulio Cesare lo usò per festeggiare il suo terzo consolato. Strabone e Plinio classificarono il Mamertino tra i migliori vini siciliani dell’epoca.
L’influenza dei popoli stranieri sulla viticoltura sicula.
Dopo la caduta dell’impero romano l’isola fu invasa dai Vandali, poi ci furono le lotte tra Goti e Bizantini, ai quali seguirono gli Arabi. Questi fecero rinascere l’agricoltura sicula, rinnovarono le tecniche agricole. Inoltre introdussero riso e zucchero destinando la vite alla produzione di uva passa per le loro mense. Alla dominazione araba seguirono le conquiste dei Normanni e quindi degli Aragonesi che non apportarono importanti cambiamenti. Un importantissimo dato storico è del XVIII secolo quando John Woodhouse fortificò il vino siciliano spedendolo in Inghilterra. In seguito Beniamino Ingham perfezionò la tecnica di produzione.
Pedoclima dei vini siciliani.
L’area geografica dei vini siciliani.
I vini siciliani sono prodotti in un’area che si estende per circa 25.000 km quadrati diventando così l’isola più grande del Mediterraneo. Nelle isole si ottengono vini di particolare interesse e pregio per via del prezioso microclima. Le Egadi e parte del territorio di fronte sono composti da terreni di origine argillosa-arenaria. Mentre Ustica, le isole Eolie e Pantelleria sono di origine vulcanica. Il territorio è per il 25% montuoso, per il 60% collinare e per il 15% è pianeggiante. Le forme di allevamento si basano per un buon 40% ad alberello per riparare i grappoli dal sole e per un altro 40% sono a spalliera. Il Consorzio di Tutela Vini DOC di Sicilia nasce nel 2012 e conta 3.000 soci.
La morfologia del territorio dei vini siciliani.
Le diverse conformazioni delle aree permettono la produzione di vini siciliani di diversi stili. I rilievi più elevati sono l’Etna e l’Appennino Siculo che si estende fino alla Valle del Torto, costituendo la continuazione dell’Appennino Calabro. Inoltre esso è diviso in tre gruppi montuosi. I Peloritani sono situati all’estremità nord dell’isola e sono formati da rocce magmatiche e metamorfiche. I Nebrodi sono di origine arenario-argillosa mentre le Madonie sono costituiti da estesi banchi di calcare. All’estremità Sud dell’isola troviamo i Monti Iblei costituiti la roccia lavica e da tufi calcarei. Nella parte centrale della regione troviamo i Monti Sicani , i Monti Erei e la Valle del Salso, costituita da formazioni argillose gessose-solfifere. La Piana di Catania è la pianura più importante, ha un suolo di origine alluvionale ed è ricca di potassio.
L'idrografia siciliana.
La Sicilia è povera di corsi d’acqua e di laghi, tanto che la loro influenza sul microclima è irrilevante. Quelli che provengono dagli Appennini, detti “fiumare”, d’estate sono sempre secchi e prosciugati. L’Imera meridionale è il fiume più lungo della Sicilia , mentre il Simeto è quello con il bacino idrografico più grande. Sfociano nel mar Ionio il fiume Simeto, l’Alcantara, l’Agrò, il Ciane e l’Anapo. Sfociano nel Mar Tirreno l’Imera settentrionale e il fiume Torto. Il lago di Pergusa e il lago di Lentini sono i più importanti, malgrado la regione ne sia praticamente priva.
Il microclima dei vini siciliani.
La Sicilia ha un clima mediterraneo, caldo e arido sulla fascia costiera. Diversamente nella parte centrale e sui rilievi che presenta un clima temperato ed umido. I mari influenzano le condizioni climatiche in modo significativo, originando una continua a ventilazione. Due grandi venti soffiano sull’isola. Lo Scirocco è un vento caldo che arriva da sud-est e che porta frequenti piogge in primavera. Il Ponente è un vento fresco che arriva da ovest. Le precipitazioni sono frequenti in inverno e sono concentrate per di più sull’Appennino, sull’Etna e sui Monti Iblei Mentre scarsa igiene nelle altre zone. Questo breve quadro del clima mette in evidenza il carattere caldo e strutturato dei vini siciliani.
I vitigni siciliani a bacca bianca.
Le uve a bacca bianca rappresentano il 75% nel contesto ampelografico della Regione Siciliana. Il catarratto è il più diffuso ed è costituito da numerose sotto varietà. Il grillo, l’ansonica, il grecanico, il grecanico dorato, il trebbiano, il carricante, il damaschino, la malvasia di Lipari e lo zibibbo sono quelli più utilizzati. Seguono i vitigni internazionali: lo chardonnay, il sauvignon blanc, il viogner.
I vitigni siciliani a bacca rossa.
Nella famiglia degli autoctoni troviamo: il nero d’Avola (o calabrese), il nerello mascalese, il nerello cappuccio, il frappato, il perricone, il greco nero. Altri vitigni sono: il cabernet sauvignon, il merlot, il syrah e il sangiovese.
Le zone vitivinicole dei vini siciliani.
L’esclusivo vino siciliano dell’ isola di San Pantaleo.
Mozia fu un’antica città Fenicia, situata sull’isola di San Pantaleo all’interno dello Stagnone di Marsala. In questo pezzo di terra di 40 ettari i Fenici costruirono un fiorente punto d’approdo. Il primo impianto di vigneto è datato nei primi dell’800 quando ci fu il boom della produzione del vino Marsala. L’isola fu acquistata nei primi del 900 da Joseph Whitaker figlio di una delle storiche famiglie inglesi produttrici di vino fortificato. Purtroppo il vigneto seccò negli anni 70 e fu progressivamente abbandonato. Alla fine del ventesimo secolo la fondazione Whitaker, l’attuale proprietaria dell’isola, impiantò 9 ettari di vigneto Grillo. Con la collaborazione della cantina Tasca d’Almerita studiarono anche il sistema di allevamento ad alberello. Questo protegge il grappolo dall’impatto diretto del sole. Il vino che ne deriva è un bianco secco volutamente non fortificato, vinificato ed affinato in acciaio. È un vino siciliano unico e raro.
L'isola di San Pantaleo.
I vini siciliani nel trapanese.
La provincia di Trapani è quella con la maggiore estensione di vigneti d’Italia e d’Europa ed occupa circa la metà della superficie vitata dell’isola. Inoltre vanta la maggiore percentuale di vini siciliani DOC. In questa zona è concessa l’irrigazione dei terreni. Il suolo ha una composizione argillosa calcarea di buona permeabilità. Qui è nato il famoso vino Marsala. Le uve bianche più coltivate sono il catarratto, il grecanico, il grillo. Nella zona di Alcamo sono di più diffusi trebbiano e l’ansonica (o inzolia). Mentre nell’isola di Pantelleria l’unico vitigno coltivato è il moscato di Alessandria meglio conosciuto come zibibbo. I vitigni a bacca rossa ai vertici della produzione sono il nero d’Avola (o calabrese), il perricone (o pignatello) e il nerello mascalese.
I vini siciliani in provincia di Agrigento.
È la seconda zona di produzione per quantitativi di vini siciliani. La base ampelografica è costituita per l’ 80% da uve a bacca bianca. Queste sono il catarratto, il trebbiano e l’ansonica. Invece tra i vitigni a bacca rossa primeggia il nero d’Avola seguito dal nerello cappuccio. In questa area prevale il sistema di allevamento a spalliera. Il suolo è siccitoso formato da marne-argillose con stratificazioni gessose-solfifere. Il colore della terra è bruno scuro, quasi nero e in minor parte rossastro.
I vini siciliani nel palermitano.
Anche in questa zona prevalgono i vitigni a bacca bianca; catarratto, ansonica e trebbiano. Ma ci sono anche i vitigni a bacca nera tra cui il nero d’Avola e il nerello mascalese. La viticoltura è più diffusa in collina. In pianura questi vini siciliani sono freschi e fruttati.
I vini siciliani in provincia di Caltanissetta.
È la quarta zona di produzione per quantitativi. Qui ci allontaniamo un pochettino dallo stile delle zone descritte precedentemente. Oltre al catarratto, al calabrese, all’ansonica e al trebbiano troviamo la barbera, il sangiovese e il frappato. Parte del territorio rientra nella produzione del Cerasuolo di Vittoria.
I vini siciliani nel messinese.
Questa zona è stata famosa in epoca romana per la produzione del vino Tauromenio e Mamertino. I ricordi di questo vino vivono nella DOC Mamertino di Milazzo. Invece oggi è conosciuta per la produzione di un vino siciliano passito tra i più nobili e i più antichi. Si tratta della Malvasia delle Lipari ottenuto con il vitigno omonimo prodotto nelle isole di Salina e Stromboli.
I vini siciliani in provincia di Catania.
La città è stata conquistata dai greci nel 729 a.C. e conobbe la viticoltura della vite già nello stesso secolo. La zona di produzione dei vini siciliani nell’Etna è definita viticoltura eroica. Infatti le vigne giacciono in pezzi di terreni terrazzati e sorretti da muri a secco, costruiti con pietre laviche. In rilievo sono i vitigni carricante, catarratto, nero d’Avola, nerello mascalese e nerello cappuccio. Interessante è la produzione di vino spumante metodo classico fatto con nerello mascalese. La difficoltà per la vigna è convivere con le continue eruzioni del vulcano. Inoltre le rese in questa zona sono piuttosto basse. Tutt’altra cosa è il comune catanese di Caltagirone che rientra nella zona di produzione del Cerasuolo di Vittoria DOCG.
I vini siciliani del siracusano.
In questa provincia eccelle la produzione di vini siciliani di qualità facendo passare al secondo posto la quantità. Nel fiore all’occhiello c’è il Moscato di Siracusa e il Moscato di Noto che sono importanti vini da dessert. Oltre ai già tanto citati vitigni autoctoni cominciamo ad intravedere vitigni internazionali. Questi sono i cabernet, il merlot, il syrah, lo chardonnay, il muller thurgau, il viognier ecc.
I vini siciliani in provincia di Ragusa.
Diversamente dalle zone descritte prima, qui la produzione di vini siciliani è basata maggiormente sui rossi. In questa zona è prodotto il Cerasuolo di Vittoria. L’area vitata è divisa per il 60% nella zona litorale e il restante 40% si trova in collina. Inoltre è compresa nelle province di Ragusa, Catania e Caltanissetta. Al centro della denominazione troviamo la zona classica e storica. Può essere prodotto con il 50-70% di Nero D’Avola e la percentuale restante è data dal Frappato. Il suolo ha dominante calcarea ma sono presenti anche formazioni sabbiose argillose.
I vini siciliani in provincia di Enna.
Questa zona di produzione si trova al centro dell’isola ed è una vasta successione di colline e aride montagne. La coltivazione della vite qui è scarsa e in alcuni casi si trova a 1.100 metri di altitudine. Comunque i vitigni più coltivati sono il catarratto, l’ansonica, il nero d’Avola, il nerello cappuccio e il trebbiano.
La gastronomia siciliana.
Un insieme di tante culture.
L’attuale cucina della regione è il risultato di usi e tradizioni di tanti popoli che hanno invaso l’isola. Greci, romani, arabi, bizantini, normanni, svevi e spagnoli hanno lasciato qualcosa di proprio. In questo quadro generale incide, da sempre, l’agricoltura del grano duro, infatti dicono che i maccheroni li hanno inventati i siciliani. Importante è anche la coltivazione degli agrumi che rimane la più importante d’Italia. Inoltre si ottengono pregiati oli extravergine di oliva DOP come Monti Iblei, Valli Trapanesi, Val di Mazara, Monte Etna, Valdemone e Valle del Belice. Guarda quali sono gli altri prodotti DOP e IGP della Sicilia.
Gli antipasti siciliani.
Gli arancini sono una specialità della cultura culinaria siciliana. Essi sono stati inseriti ufficialmente nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali italiani (P.A.T.) con il nome di arancini di riso. In mancanza di fonti certe, in merito all’origine, si pensa che essi siano stati inventati nell’alto Medioevo. La dominazione araba pare abbia contribuito a dare la forma tonda e conica e gli ingredienti principali, cioè riso, carne e spezie. Mentre la panatura dorata e croccante è da attribuire alla funzione di asporto. Infatti erano predilette da Federico II di Svevia durante le sue battute di caccia. In questo contesto non possono mancare le olive farcite con prezzemolo, capperi e pane grattugiato. Altrettanto squisite sono le olive denocciolate, schiacciate e condite con olio e aglio. Caratteristici sono i pomodori ripieni di scampi, bottarga e olive.
I primi piatti siciliani più conosciuti.
La famosissima pasta alla Norma è a base di sugo di pomodoro, melanzane fritte e scaglie di ricotta salata. La pasta con salsa picchi-pacchiu è fatta con peperoncini piccanti, pomodori freschi, basilico e aglio. La ‘ncasciata è un timballo di maccheroni conditi con ragù, polpette, uova sode, salame, caciocavallo, melanzane fritte e piselli. Il notissimo cuscus, altro non è che granelli di semola di frumento, può essere preparato con pesce, carne e verdure. A dire il vero il cuscus trapanese è una ricetta a base di pesce inserita, anch’essa nei Prodotti Agroalimentari Tradizionali siciliani.
I primi piatti siciliani con pesce azzurro.
La pasta cu la muddica ha pomodori, acciughe, prezzemolo e mollica tostata. Gli spaghetti alla siracusana sono fatti con olive nere snocciolate e filetti di acciughe. I crispeddi sono sfogliatine di pasta con ripieno di ricotta e pasta di acciughe. A pasta c’anciova o ‘cchi masculini appartengono rispettivamente alla tradizione palermitana e catanese. Nella prima troviamo le acciughe e nella seconda le alici. In entrambe le ricette la base è il pesce azzurro, pomodoro, pangrattato tostato, finocchietto, pinoli e uva passa. La variante regionale è a pasta che saddi. I maccheroncini liparesi sono conditi con sugo, avanzi di pesce, rosolati con Marsala secco e pasta di acciughe. Il risotto al nero di seppia, ricotta salata ti chiama “ripiddu nivicatu” che simboleggia il vulcano dell’Etna imbiancato di neve. Questi primi piatti si sposano bene con i vini siciliani freschi e sapidi, sia bianchi che rosati.
I secondi piatti di carne della Sicilia.
Le appetitose cotolette alla palermitana sono fettine di carne spennellate con olio e girate nel mix di pecorino, prezzemolo e pan grattato. Inoltre non sono fritte ma cuociono nella piastra o nel forno. Gli stuzzicanti involtini di carne sono fatti con provolone, uvetta, pinoli e pane grattugiato. I sasizzeddi sono attraenti involtini di vitello farciti con uova, salame, cipolle e formaggio. Invoglia la trippa all’ olivitana che è cucinata nel coccio con uova sode, formaggio e melanzane fritte. Altri particolari piatti in versione siciliana sono lo spezzatino di capretto, il coniglio alla cacciatora, il pollo ai peperoni. Ancora un tipico piatto siciliano e cioè il falsomagro che consiste in un polpettone ripieno di carne, uova e cotto in casseruola con vino.
I secondi piatti di pesce della Sicilia.
Sono famosi il tonno alla siciliana, con acciughe, erbe aromatiche, spezie e vino bianco. Le sardine a beccaficu sono impanate e cotte in tegame con olio, acciughe, uvetta, pinoli, alloro, prezzemolo e basilico. Il nasello alla palermitana cotto al forno, con acciughe sotto sale, rosmarino, pane grattugiato, sale e pepe. L’ alose in camicia è avvolta nella pasta sfoglia è cotta al forno. Appartiene alla famiglia delle sardine, ma più piccolo e inoltre è risale i fiumi d’acqua dolce. Il pisciotto alla messinese è stoccafisso cotto con olio, olive nere, capperi, pomodoro e cipolla. Il pesce spada cotto alla brace con salmoriglio alla fine. I calamari ripieni con olive, capperi, acciughe, aglio, prezzemolo e peperoncino. Il pesce spada a la stimpirata di Siracusa sono tranci fritti con cipolla, olive, capperi e menta. Per finire, il museddu di Trapani è un filetto di tonno salato ed essiccato da affettare sulle insalate.
I formaggi tipici della Sicilia.
Il celebre Pecorino Siciliano è sapido e piccante con grani di pepe nero. Mentre il Ragusano è un caciocavallo dalla forma parallelepipeda. Egli ha sapore dolce da giovane e piccante se stagionato, inoltre è molto apprezzata la ricetta del caciocavallo all’argintera. La Tuma Persa è un formaggio esclusivo ed ha origine certificata nel 1930. Oggi la produce un solo casaro. Altro formaggio singolare è la Vastedda della Valle del Belice che è l’unico formaggio di pecora a pasta filata. Il Maiorchino è un formaggio di pecora stagionato almeno 2 anni. Si ritiene sia nato insieme alla Sagra della Maiorchina nel 600. Gli abbinamenti spaziano dai vini siciliani freschi e giovani sia bianchi che rosati. Invece i rossi strutturati si sposano con i formaggi di media tostatura mentre i vini liquorosi con quelli lungamente stagionati. Scopri i 33 i formaggi siciliani.
I contorni della Sicilia.
Le melanzane alla parmigiana, la caponata siciliana sono molto particolarmente conosciute . Seguono i broccoli e cavolfiori con caciocavallo fondente, i pomodori ripieni di riso, la peperonata in umido, l’insalata di arance. Come è noto salse gustose e profumate derivano dai pomodori di Pachino e dai rossissimi seccagni delle Basse Madonie. I capperi di Pantelleria e quelli di Salina sono usati in moltissime ricette per insaporire le pietanze.
I dolci tipici siciliani.
La cassata siciliana è una tradizionale torta di origine araba fatta con ricotta di pecora, pan di Spagna, pasta di mandorle e frutta candita. La ricetta del cannolo siciliano prevede la farcitura della ricotta, con frutta candita e granella di cioccolato. Ma anche quello con il pistacchio di Bronte ha molta fama. La popolare granita siciliana è a base di limone ma si può avere anche alle mandorle, al cioccolato e all’anguria. Ha uno strettissimo legame con la brioches al latte con il “tuppu” in capo. Il cioccolato di Modica è il primo al mondo ad essere riconosciuto IGP. È differente dagli altri perché la fase in cui viene aggiunto burro di cacao è esclusa. La colazione siciliana si fa con l’iris un dolce impanato e fritto, ripieno al cioccolato. Oppure si usa fare con la raviola, una frittella di farina a forma di mezzaluna e farcita di ricotta.