Vini piemontesi
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Storia dei vini piemontesi
Le origini dei vini piemontesi.
La fama che oggi hanno i vini del Piemonte la devono ai Greci che introdussero la vite nella regione, spingendosi a nord dopo essere approdati a Genova. Infatti, già in epoca romana la viticultura regionale era assai fiorente, come del resto afferma Plinio nella “Naturalis Historia”. Successivamente, dopo la caduta dell’ Impero, molte popolazioni occuparono il territorio, ma senza inficiare la produzione viticola. Già nell’ anno 1000, il Codex Astiensis ricorda come la città di Asti fosse produttrice di buon vino. Inoltre, sempre in quel periodo, si registra la presenza del vitigno nebbiolo nella zona del Monferrato.
La coltivazione a spanna.
Particolarmente degna di nota, è l’ introduzione della modalità di coltivazione a spanna della vite. Ovvero, la pianta viene accoppiata ad un palo secco e subisce una potatura corta. Col susseguirsi degli anni, altri vitigni fanno la comparsa sul territorio piemontese: pignole, labrusche e Come risultato di questo sviluppo produttivo e varietale, i vini piemontesi hanno cominciato a farsi apprezzare dall’ èlite del tempo. Difatti, tali vini vengono citati dal bottigliere di Papa Paolo III e persino dal re Luigi XIV. Conseguentemente all’ apprezzamento da parte dei francesi, qui nascono anche i primi chiaretti prodotti ad est delle Alpi.
Il vini del Piemonte nella rivoluzione illuministica.
A partire dal 1700, avviene una profonda rivoluzione del settore vitivinicolo. In seguito a ciò, le viti si stabiliscono definitivamente sulle colline. Inoltre, dai chiaretti e vini dolci prodotti in precedenza, si passa alla produzione dei primi vini piemontesi moderni, come il Barolo. Nell’ XIX secolo, la produzione vinicola aumenta ancora, anche grazie al contributo di Cavour, molto impegnato in campo ampelografico. Purtroppo, però, questo sviluppo viene soppiantato dalla crisi vitivinicola determinata dalla filossera, che falcia pesantemente anche il Piemonte.
Pedoclima dei vini piemontesi.
La morfologia del territorio dei vini piemontesi.
Il Piemonte confina a Nord con Svizzera e Valle d’ Aosta, a ovest con la Lombardia, a sud con la Liguria ed a est con la Francia. Il territorio, dal punto di vista morfologico, è variegato ed è per questo che esistono molteplici varietà di vini piemontesi. Infatti, ad est e nord, spicca la presenza della catena alpina. Mentre a sud, è presente l’ Appennino Ligure. Degne di nota, poi, sono le dolci colline formate da porfidi e graniti nella zona di Torino e del Casale. D’ altro canto, più a sud-est , il paesaggio è caratterizzato dalle colline marnose e calcaree delle Langhe e del Monferrato. In definitiva, la zona collinare è quella più adatta alla coltivazione della vite. Altra zona vinicola di rilievo è l’ alta pianura Padana, in particolare nel Qui, infatti, i terrazzamenti sul terreno di origine alluvionale rendono la zona caratteristica ed adatta alla vite.
Idrografia della regione.
Dal punto di vista idrografico, il Piemonte, rientra nell’ alto bacino del Po. Inoltre, oltre ai molti affluenti del grande fiume, spiccano anche diversi laghi, anche di grandi dimensioni. Tra i principali possiamo annoverare il Lago Maggiore e il Lago d’ Orta, seguiti da laghi di minore dimensione.
Il microclima dei vini piemontesi.
Il clima è tipicamente continentale, caratterizzato da ampie escursioni termiche giornaliere e stagionali. Difatti, si alternano inverni rigidi e estati calde; afose nelle zone pianeggianti, mentre più ventilate ed asciutte sui rilievi collinari. Le precipitazioni si concentrano principalmente in primavera ed autunno, anche con fenomeni intensi a carattere nevoso. In linea di massima la percentuale di umidità è elevata, con la formazione di frequenti nebbie. Questo microclima contribuisce a sviluppare nei vini piemontesi un’ ottima carica aromatica.
Le zone vitivinicole dei vini piemontesi.
I vini piemontesi dei Colli Novaresi e dei Colli Vercellesi
Sono situati nella zona pedemontana. È la zona più peculiare, caratterizzata dalla presenza del nebbiolo, denominato localmente spanna. Nella zona, oltre al Gattinara, si producono altri vini piemontesi rossi degni di nota. Ad esempio, possiamo annoverare il Lessona e il Bramaterra, nella provincia di Vercelli. Nonché il Ghemme, il Sizzano, il Fara e il Boca presso Novara. Tutte queste Denominazioni di Origine sono riunite nel Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte ed è stato fondato nel 1999.
I vini piemontesi del Canavese.
La zona confina con la Valle d’Aosta. La denominazione Canavese è una vasta area che comprende molti comuni della provincia di Torino e una mezza dozzina tra Biella e Vercelli. Mentre quella del Carema riguarda il solo comune omonimo e si trova all’interno dello stesso perimetro. Anche questa grande zona è caratterizzata dalla presenza del nebbiolo, nelle sottovarietà picoutener e pugnet. Per non parlare del vitigno erbaluce che si esprime al meglio nel territorio intorno a Caluso da cui il nome Erbaluce di Caluso.
I vini piemontesi dei Colli Torinesi.
Tale territorio è caratterizzato principalmente dalle culture di malvasie e della freisa. Quest’ ultima è una varietà autoctona e vanta una storia di 500 anni. Accanto ai due principali, vi sono poi il barbera, il dolcetto e il bonarda. Rappresentano vini piemontesi di estremo interesse. La Freisa di Chieri è una Denominazione che trova posto più piccolo all’ interno della zona della DOC Colline Torinesi.
I vini piemontesi del Monferrato.
Il territorio di questa zona vitivinicola si trova nel Piemonte centro orientale, al confine con la Lombardia. Questa zona si divide in tre micro territori. Il primo è l’ astigiano, il più produttivo; il secondo è il casalese, nei pressi di Casale Monferrato. Infine, vi è l’ alto Monferrato, ancora più vicino agli Appennini. Inoltre, il Monferrato, è la zona più produttiva, denotata sia da vitigni bianchi, rossi ed anche aromatici. Nel suddetto territorio, come è noto, la produzione dello spumante è assai elevata. Oltre a ciò, il prodotto più rinomato è il Moscato DOC Loazzolo. Il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato è stato istituito nel 1946 e oggi raggruppa 380 aziende . Inoltre sono sotto la sua tutela 4 DOCG e 9 DOC del territorio.
I vini piemontesi delle Colline Tortonesi.
La zona dei Colli Tortonesi abbraccia 47 comuni in 7 valli ed include le sottozone di Monleale, Terre di Libarna e Derthona. Queste sono situate in provincia di Alessandria, lungo il torrente Scrivia. I vitigni più diffusi in questo territorio sono la barbera, il dolcetto, la croatina, il timorasso e il cortese. Questi vini possono essere prodotti anche nella versione riserva. In questa area la barbera si presenta con minore struttura e più facile beva. Un grande vino piemontese bianco è il Cortese di Gavi che si esprime al meglio nei dintorni dell’omonimo comune. Ma anche il Derthona Timorasso è un vino piemontese bianco che si sta facendo conoscere in tutto il mondo
I vini piemontesi del Roero.
Questa zona è situata sulla sponda sinistra del Tanaro. In loco sono coltivati vitigni come il nebbiolo, l’ arneis e il barbera. D’altra parte l’ area vitata si estende per 1.000 ettari da cui si ricavano 6 milioni di bottiglie ogni anno. Il Consorzio di Tutela del Roero è stato fondato a marzo del 2014 ed è formato da circa 300 soci .
I vini piemontesi delle Langhe.
Le Langhe, situate sulla sponda destra del Tanaro. In questa zona, il clima particolarmente secco favorisce la concentrazione zuccherina dell’ acino. Va da sé che uno dei vitigni coltivati sia il moscato. Ma, il vitigno dominatore indiscusso è il nebbiolo, da cui si ottengono i famosissimi vini piemontesi Barolo e Barbaresco. Questo vitigno, a seconda del terreno in cui cresce, acquisisce sfumature e caratteristiche differenti. Ad esempio,da un nebbiolo piantato in un terreno elveziano, si otterrà un vino tannico, longevo, strutturato. Altresì, in un terreno tortoriano, il vino sarà meno longevo, ma più vellutato. Similmente, anche il Barbaresco ha sfumature differenti a seconda del terreno di coltivazione delle uve. Il Consorzio di Difesa dei Vini Tipici di Pregio Barolo e Barbaresco è stato fondato ufficialmente nel 1934 . Sarà ricostituito nel 1947 , dopo la seconda guerra Mondiale, come ” Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani “. .
I vitigni più diffusi nel Piemonte.
Il nebbiolo.
I vini piemontesi più importanti sono ottenuti da questo vitigno, come per esempio il Barolo, il Barbaresco e il Gattinara. Tale vitigno ha acini piccoli e molto fitti. Inoltre, è molto sensibile al cambiamento del terreno e del clima. Ha un ciclo molto lungo: germogliamento e fioritura sono precoci, mentre la maturazione è tardiva. Anche per questo motivo preferisce l’ esposizione al sole.
La barbera.
Da questo importante vitigno si ottengono vini diversi dalle altre regioni ma sono anche molto diversi dagli altri vini piemontesi da barbera . Per esempio, la Barbera d’ Alba, nelle zone di Barolo, dà risultati sorprendenti, che ben si prestano all’ affinamento. Al contrario, i vini Barbera d’Asti e del Monferrato hanno caratteristiche di pronta beva. Con questo vitigno si producono le DOC Piemonte, Canavese, Pinerolese, Colline Novaresi e Colline Torinesi.
Il dolcetto.
È il vitigno a bacca rossa più precoce, che raggiunge la maturazione già nella seconda metà di settembre. L’ uva è molto zuccherina. Tale vitigno dà vita a vini piemontesi DOCG, come il Dolcetto di Ovada, d’ Asti, d’Alba, delle Langhe Monregalesi, di Dogliani, di Diano d’ Alba. Oltre ai precedentemente citati, vi sono i premiati Dolcetto del Pinerolese, dei Colli Tortonesi, del Monferrato ne delle Langhe.
La gastronomia piemontese.
Gli antipasti piemontesi.
Indubbiamente, la cucina piemontese ha risentito dell’ influenza francese, pur rimanendo assai caratteristica. Tra gli antipasti, sia caldi che freddi, possiamo annoverare piatti a base di carne e di pesce, nonché di verdure. Ad esempio, possiamo elencare le cipolle ripiene, i crostini di tartufo, le varie insalate (capricciosa,di ovoli, di pollo, di fagioli), la carne cruda tritata o in carpaccio, i peperoni ripieni, i molteplici salumi (sia crudi che cotti), il vitello tonnato, le uova alla bella Rosin.
I primi piatti piemontesi.
Per quanto riguarda i primi piatti, l’ ingrediente principe è il riso. Questo cereale è cucinato in svariati modi, a seconda anche della varietà. Prodotti pregiati tipici e che si sposano magnificamente con i risotti sono il tartufo bianco e i funghi. Assai celebre è il tartufo bianco d’ Alba, così come rinomati sono i porcini e gli ovoli piemontesi. Altre portate degne di nota sono gli agnolotti del plin, con varie farciture, i cannelloni alla Barbaroux (simili a delle crêpe). Discorrendo, vi sono poi gli gnocchi all’ ossolana (con farina di castagne), la paniscia novarese e i tajarin (pasta all’ uovo condita con tartufo o salsa di pomodoro e fondo di arrosto).
I secondi piatti piemontesi.
Tra i secondi piatti, possiamo annoverare le carni, cucinate in diverse modalità. Sicuramente degno di nota è il brasato al Barolo, il bollito misto alla piemontese, servito con bagnet verd (salsa verde all’ aglio). Inoltre, vi è la trippa alla montanara (con fagioli e cipolla), il polpettone alla mancalvese (carne trita foderata con pancetta). Via discorrendo, ricordiamo la carbonata , la lingua di vitello lessa e il batsoà ( piedini di maiale lessati, disossati e fritti). Anche il pollo ha una solida presenza nel menù regionale. Impossibibile non citare il pollo alla Marengo, il pollo alla babi (alla brace) e la tacchinella al forno. Infine, la selvaggina. Conseguentemente, piatti come la lepre in civet (marinata e cotta in umido), la lepre ai funghi, la pernice al barolo e i piccioni saltati, sono frequenti.
Le specialità piemontesi.
Vi sono poi specialità degne di menzione. Impossibile non citare la celebre bagna caôda, ottenuta con aglio e acciughe. Inoltre, vi sono i peperoni ripieni all’ acciuga, gli involtini montanari ( con cavolo verza, burro e fontina). Assai particolare è poi il fritto misto di frattaglie, con funghi ed amaretti. Infine annoveriamo le lumache alla Barbera e il tapulone ( spezzatino d’ asino o cavallo con vino e verdure).
I formaggi tipici del Piemonte.
Questa regione è poi nota anche per la lavorazione di formaggi. Ad esempio si può citare il bruss di capra, la robiola del beck, il famoso Castelmagno e il battelmatt d’ alpeggio. Inoltre, celebri sono la robiola di Roccaverano, il grana padano, il gorgonzola, le tome piemontesi, il bra, il murazzano e il taleggio.