L’origine della vite nel bergamasco.
Gli storici fanno risalire l’origine della viticoltura nella provincia di Bergamo all’epoca Latina, quando i militari romani dedicarono un tempio a Bacco nell’antico Borgo di San Lorenzo. Persino Gaio Plinio Secondo, conosciuto come Plinio il Vecchio,(23 -79 d.C.), racconta che la coltivazione della vite nella bergamasca, era molto sviluppata soprattutto in collina.
La gente era dura all’ avversità.
La coltivazione della vite vide la rovina dal 569 quando i Longobardi invasero la città e la sua diffusione fu circoscritta solo nelle proprietà terriere della chiesa. La ripresa avvenne nel 1243 quando la città di Bergamo ordinò di piantare le viti lungo la strada di Seriate. Inoltre, nel 1266 lo statuto di Vertova impose a tutti i possessori di 3 pertiche di terreno, nelle località di Grumelli e Zereti, di piantare delle vigne .Nel 1569 il bresciano Agostino Gallo descrive la tecnica usata nell’ allevare le viti, nel capitolo ‘Quanto bene piantano le viti i Bergamaschi’ del suo libro “Le venti giornate dell’agricoltura e dei piaceri della villa”. A partire dal 1700 l’espansione dell’allevamento dei bachi da seta e della coltivazione dei gessi sostituirono la coltivazione della vite in pianura e i bergamaschi furono costretti ad importare il vino da altre regioni. Come se non bastasse la vite fu impoverita all’arrivo della peronospora, dell’oidio, e della fillossera a partire dal 1886. Ma i caparbi bergamaschi piantarono di nuovo vastissime superfici, tanto che nel 1912 l’area coltivata superava quella precedente e continuò ad espandersi fino alla seconda guerra mondiale, nel 1940.
La svolta.
Nel 1950 alla Camera di Commercio di Bergamo promosse l’innovazione della viticoltura rivolgendosi a professionisti del settore come l’agronomo Italo Cosmo ( 1905-1980) . D’ altra parte incentivò pure l’ impianto di Merlot, Barbera, Incrocio Terzi, Marzemino Gentile e Schiava Grossa. Inoltre vennero fondate due importanti cantine sociale. La cantina Val San Martino che iniziò a produrre nel 1959 a Pontida e l’altra e la Cantina Sociale Bergamasca che iniziò a funzionare nel 1960 a San Paolo d’Argon.
Verso la definitiva consacrazione qualitativa.
La Cantina Sociale Bergamasca iniziò una serie di vinificazioni sperimentali con vitigni autoctoni e vitigni miglioratori, fino ad arrivare a scegliere due tipologie di vino per la quale richiedere la D.O.C.. Difatti è ufficiale nel 1976 il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata Valcalepio per le tipologie bianco e rosso. La prima tipologia prevedeva l’unione di Merlot e Cabernet mentre la tipologia del bianco prevedeva il legame di Pinot bianco e Pinot Grigio. Nel 1993 arriva un’importante modifica del disciplinare con l’introduzione del Rosso Riserva e del Moscato Passito.
Varietà antiche e moderne.
Il Consorzio Tutela Valcalepio sin dal 1991 e fino al 1994 seguiva le attitudini enologiche delle varietà tipiche e storiche della zona allevate in un campo sperimentale sito a Torre dei Roveri. Difatti la D.O.C. Terre dei Colleoni nasce nel 2011 per valorizzare i vini monovarietali delle uve proprie dell’area Bergamasca. Le viti antiche di maggiore interesse sono risultate la Schiava Lombarda e la Merera mentre tra le più interessanti viti moderne si sono evinte Incrocio Terzi n. 1, Franconia e Incrocio Manzoni Bianco.
Il consorzio con la collaborazione dell’ Università degli Studi di Milano si pone l’obiettivo di esaltare le caratteristiche peculiari delle varietà sopra citate.
La Schiava Lombarda.
Battezzata con il nome di Schiava Lombarda era diffusa nella provincia di Bergamo, di Brescia e di Varese negli anni 50, fino all’arrivo della Schiava atesina più produttiva . Indicava la Schiava tipica di questa zona distinguendosi dalla Schiava Grossa ed è un’uva dai grappoli conici allungati, con acini di grandezza media a buccia sottile e poca pruinosa.
Il vino che ne deriva ha un colore rosso trasparente ma brioso e saporito al gusto. Viene citata come Schiava Nera o Verdese dal Tomini Foresti nel 1783 e nel testo del Gallo “Le venti giornate dell’Agricoltura e dei piaceri della villa “ del 1775.
Incrocio Terzi n 1.
È una varietà ottenuta dall’incrocio di Cabernet Franc con Barbera, dal viticoltore Bergamasco Riccardo Terzi a Monasterolo di Sotto il Monte (BG). Il vitigno è diffuso soprattutto nella provincia di Bergamo e di Brescia. I vini che ne derivano hanno colore rubino intenso, profumi intensi di frutta rossa e di sentori vegetali e floreali. Esprimo corpo mediante una buona gradazione alcolica, risaltando il binomio acido-dolce e una rilevante presenza tannica .
Incrocio Manzoni Bianco 6.0.13.
È stato ottenuto dall’incrocio tra Riesling Renano e Pinot Bianco per opera del professor Luigi Manzoni della scuola Enologica di Conegliano Veneto. Arriva nel bergamasco negli anni 70. Ha grappoli ed acini piccoli con buccia molto pruinosa e coriacea . I vini che ne derivano sono intensamente colorati offrendo note olfattive minerali, vegetali e di frutta tropicale. Inoltre presenta buona acidità e salinità con persistenza aromatica intensa e persistente.
Franconia.
Si presume che l’origine sia germanica e/o austriaca. Il grappolo è lungo e piramidale, con acino di colore blu, ricco di pruina. Questa varietà è chiamata anche Imberghem, nome che deriva dal tedesco Limberger. Conosciuta ed apprezzata sin dagli anni 30 per la buona produzione e per la sua rusticità. Dà vini mediamente colorati con sentori fruttati di more, ciliegia e frutta cotta , sufficientemente strutturati.
Merera.
Questa varietà era diffusa nella provincia di Bergamo nel 1800 infatti risultava negli scritti del Tomini Foresti. È indicata come varietà tipica delle colline bergamasche nel trattato di ampelografia del Rovasenda. Ha una maturazione tardiva con grappolo piccolo e conico e acini pruinosi e scuri. Il vino ha un’ottima intensità di colore con tonalità che variano dal violetto al porpora . Le note olfattive sono floreali di rosa e viola e non manca la frutta rossa. In bocca ha buona tannicità ed equilibrio gustativo.
La zona di produzione.
È localizzata in provincia di Bergamo, nella fascia collinare che va dal fiume Adda al Lago d’Iseo abbracciando la Val Cavallina, la bassa Valcamonica, la Val Brembana, e la Val Seriana.
Il suolo.
I suoli che caratterizzano le colline bergamasche sono : I suoli Ronchi Franchi hanno una pendenza elevata e sono costituiti da rocce, risultando moderatamente profondi. I suoli Vallone Franco sono prevalentemente sabbiosi e caratterizzati da una pendenza moderata hanno una reazione acida. I suoli San Pantaleone Franchi si sono formati su depositi fluvioglaciali e quindi ricoperti di materiale argilloso e sabbioso hanno una reazione alcalina.
Il clima.
È definito dall’ alternarsi di due stagioni diverse , una secca e l’altra umida , per la presenza delle Alpi Orobie bergamasche a nord e della Pianura Padana a sud.
Base ampelografica.
La denominazione di origine controllata “Valcalepio” è riservata ai vini ottenuti da uve provenienti da vigneti aventi, in ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica
Il Valcalepio rosso
Il Valcalepio rosso può essere fatto con un blend di Cabernet Sauvignon (dal 25 al 60%) e Merlot (dal 40 al 75%). Deve affinare almeno 12 mesi, di cui almeno 3 in botte . I bergamaschi non lo chiamano taglio Bordolese ma “Niger” (nero)
Il Valcalepio Rosso Riserva.
il Valcalepio rosso riserva mantiene gli stessi uvaggi del Valcalepio rosso D.O.C. ma affina almeno 3 anni, di cui almeno 1 in botti di rovere.
Il Valcalepio Bianco.
Il Valcalepio bianco può essere fatto con un blend di Pinot bianco e/o Chardonnay ( dal 55 all’80%) e Pinot grigio dal 20 al 45%
Il Valcalepio Moscato Passito.
Il Valcalepio Moscato passito è un vino rosso passito ottenuto con il 100% di uve Moscato rosso . La vendemmia avviene solitamente nella prima decade di ottobre e le uve devono rimanere ad appassire per almeno 21 giorni. In etichetta possono essere integrati e le seguenti località: Gandosso, Grumello del Monte, Cenate Sotto, Torre de’ Roveri, Albano Sant’Alessandro , Carobbio degli Angeli
La D.O.C. Terra del Colleoni.
Riconosciuta ufficialmente nel 2011, interessa un territorio più ampio rispetto alla denominazione Valcalepio. la D.O.C. nasce con lo scopo di valorizzare i vini monovarietali prodotti con le uve tipiche ed esclusive della zona. L’intento dei produttori è quello di portare l’enologia bergamasca ad un livello sempre più Interessante agli occhi dei consumatori. Singolare è la tipologia Spumante Metodo Classico che prevede la permanenza sulle fecce di minimo 15 mesi mentre per il Millesimo è di 24 mesi.
L’ I.G.T. Bergamasca.
“ Il suolo bergamasco vanta una naturale predisposizione alla viticoltura ed è testimoniato da importanti fonti storiche” . È la frase iniziale di Aldo Quinzani usata per la sua analisi sulla viticoltura Bergamasca in “Vini della Bergamasca”. L’area di produzione è maggiore rispetto alla denominazione Terra del Colleoni, estendendosi fino alle sponde del Lago d’Iseo. In questi vini si esprime il gusto legato al piacere del bere beverino.